Esistono progetti dal valore culturale inestimabile, in cui si percepisce fin da subito che il risultato finale andrà ben oltre la soluzione di aspetti tecnici e che si avrà l’occasione di contribuire alla definizione di nuovi approcci metodologici capaci di ispirare, innovare e lasciare un segno duraturo.
Il progetto di digitalizzazione del #Colosseo, fortemente voluto dal @Parco Archeologico del Colosseo e sostenuto dal @MIC, rientra a pieno titolo nella definizione di progetto dall’inestimabile valore culturale.
Sfidante e coinvolgente al tempo stesso, il progetto ha permesso di evidenziare la complessità caratterizzante la manutenzione, conservazione e valorizzazione di imponenti monumenti storici e più in generale del patrimonio storico culturale in essi conservato, contribuendo in modo significativo al dibattito sul tema della conservazione preventiva e programmata del patrimonio esistente e all’auspicabile definizione di un piano strategico generale sul tema.

Il progetto di digitalizzazione è stato sviluppato attraverso tecniche integrate di rilievo 3D e modellazione HBIM (Heritage Building Information Modelling), di fatto creando il primo database geometrico-morfologico completo del monumento. Lo staff del Colosseo (Responsabile unico del Progetto Dott.ssa Federica Rinaldi e Direttore dell’esecuzione Architetto Barbara Nazzaro) e le imprese vincitrici dell’appalto di servizi, CONSORZIO FUTURO in RICERCA CFR (mandataria), GEOGRA’ Srl, ETS Srl e JANUS Srl, hanno prodotto in due anni di intenso lavoro, un risultato di straordinaria importanza per la tutela del monumento e per le numerose attività di studio e ricerca ormai imprescindibili per gli interventi di manutenzione, restauro e valorizzazione, analisi strutturale e di vulnerabilità sismica.
La metodologia sviluppata permette a ricercatori e professionisti nei campi dell’archeologia, architettura, storia, restauro, ingegneria, chimica e fisica di interrogare, estrarre, implementare e condividere informazioni sui valori tangibili e intangibili del monumento, facendo riferimento al primo database geomorfologico dell’intera struttura. La procedura adotta protocolli scan-to-HBIM per l’aggiornamento continuo dei modelli 2D e 3D, consentendo analisi e letture multiscala basate su oltre 120 categorie informative. Il risultato è un sistema complesso di documentazione digitale, concepito per integrare dati esistenti e nuovi, modelli 2D/3D e informazioni eterogenee. Questo sistema definisce inoltre criteri per l’implementazione e l’interoperabilità all’interno di ACDat, con l’obiettivo di supportare la gestione del ciclo di vita del patrimonio culturale.
Il progetto rappresenta un approccio integrato e multidisciplinare alla documentazione e alla modellazione digitale del patrimonio architettonico, un metodo che combina tecnologie avanzate e competenze specialistiche per supportare la conoscenza, la conservazione e la gestione sostenibile dei beni culturali complessi.
Il rilievo digitale tridimensionale è stato condotto attraverso l’integrazione di diverse tecnologie, tra cui laser scanner 3D terrestre, rilievo topografico e acquisizione GPS. Questo ha consentito la generazione di un modello unico e coerente che include dati geografici, metrici, geometrici e cromatici, rappresentando con grande accuratezza i caratteri morfologici e strutturali dell’intero monumento. A questa acquisizione si affianca un approfondito rilievo fotogrammetrico eseguito tramite immagini catturate da terra e da drone. Il risultato è una nuvola di punti georeferenziata, registrata nello stesso sistema di coordinate della nuvola laser scanner. Questo passaggio è fondamentale per rappresentare i caratteri materici del manufatto e per generare modelli mesh e ortofoto ad alta risoluzione. Dalla nuvola di punti tridimensionale e tematizzata in base a parametri fondamentali quali i materiali costitutivi, le tecniche costruttive, i fenomeni di degrado, il quadro fessurativo e le unità stratigrafiche, si ottengono rappresentazioni architettoniche bidimensionali, come piante, prospetti e sezioni in scala 1:50. La mappatura tematica permette una lettura approfondita del manufatto, capace di restituire, con rigore scientifico, le informazioni necessarie per la comprensione e la progettazione degli interventi conservativi.

Un ulteriore contributo essenziale è offerto dall’analisi archeologica stratigrafica. Attraverso l’individuazione e la documentazione delle unità stratigrafiche antiche e di restauro, viene implementata nei modelli una lettura storica puntuale del monumento. Le unità stratigrafiche vengono rappresentate sugli elaborati bidimensionali con simbologie dedicate che esprimono i rapporti stratigrafici – come tagli, appoggi e sostituzioni – e che distinguono le diverse fasi storiche, comprese quelle relative ai restauri pre e post-unitari.

A livello tematico, è stata effettuata la segmentazione della nuvola di punti 3D per restituire la distribuzione spaziale di materiali, tecniche costruttive, forme di degrado e quadri fessurativi. Questo lavoro si è basato su procedure sia manuali sia semi-automatiche ed ha prodotto una rappresentazione tridimensionale interrogabile, capace di isolare e analizzare ciascuna categoria di dati per finalità conservative e progettuali.

L’approccio adottato prevede inoltre l’arricchimento informativo dei modelli mediante la storia costruttiva e conservativa del monumento. Ogni componente del modello HBIM viene collegato a dataset che raccontano l’evoluzione dell’edificio attraverso le sue quattro principali fasi storiche, offrendo un quadro interpretativo che integra dati archeologici, costruttivi e conservativi. In parallelo, è stato effettuato un rilievo approfondito delle lesioni e deformazioni strutturali, combinando analisi autoptiche, verifiche fotografiche e rilievi tecnici. Il risultato è una mappatura tridimensionale parametrizzata dei dissesti, utile per il monitoraggio strutturale e per la valutazione della vulnerabilità sismica.

Cuore del sistema è la costruzione del modello HBIM, sviluppato a partire dai dati geometrici acquisiti con il rilievo integrato e dal riconoscimento degli elementi architettonici e dei materiali. Sono stati elaborati nove modelli geometrici-informativi e un modello di coordinamento, tutti conformi alle direttive BIM previste per gli appalti pubblici e finalizzati alla manutenzione, al restauro, alla conservazione e allo studio del monumento.

Il modello viene ulteriormente arricchito mediante l’integrazione di otto dataset tematici codificati secondo standard interoperabili, relativi a materiali, degrado, impianti, fasi storiche e quadro fessurativo. Queste informazioni, associate direttamente alle entità geometriche, sono consultabili in ambiente digitale e costituiscono una base informativa solida per il supporto alle decisioni progettuali.

A completamento del lavoro, anche gli impianti moderni – elettrici, meccanici, di sicurezza – sono stati modellati in ambiente BIM. Questa modellazione (MEP) comprende le reti tecniche e gli interventi accessori rilevati in situ, ed è strettamente integrata con le strutture storiche per garantire una gestione sicura, funzionale e coerente del monumento.
In conclusione, questo approccio rappresenta un paradigma avanzato nella digitalizzazione del patrimonio culturale, capace di coniugare rilievo, conoscenza, diagnosi e gestione in un’unica piattaforma interoperabile e aggiornata. Una metodologia che guarda al futuro della conservazione, basata su dati oggettivi, modellazione intelligente e collaborazione tra saperi, al servizio di una tutela attiva e consapevole. I processi di documentazione e modellazione digitale del patrimonio architettonico, rappresentano una frontiera in cui tecnologia e cultura si incontrano per garantire la conoscenza e la conservazione del nostro passato.